La terapia immaginativa è una delle evoluzioni delle terapie che utilizzano l’ipnosi.
La terapia immaginativa è una terapia molto potente ed efficace se utilizzata nel giusto modo.
Immagini, metafore, simboli
Quella parte della psiche che solitamente chiamiamo “inconscio” è composta da immagini, metafore e simboli.
L’inconscio è costituito da agglomerati olografici composti da immagini, emozioni e parole.
L’insieme di questi agglomerati rappresenta la nostra storia personale e generazionale.
Un fiume che scorre
Le immagini simboliche presenti nella nostra psiche sono in continuo mutamento.
Freud si era accorto che il cambiamento degli istinti era associato al cambiamento delle immagini interne.
La nostra parte istintuale può essere paragonata ad una specie di programmazione.
I programmi mentali degli esseri umani sono personaggi che ci aiutano a percepire la realtà.
Freud si era accorto che l’ipnosi funzionava ma che era necessario usare anche la terapia delle parole.
Per questo iniziò a lavorare con la interpretazione dei sogni (i sogni sono immagini simboliche cariche di emozioni).
La terapia immaginativa: è reale ciò che funziona
Il principio “è reale ciò che funziona, che ha effetto” (Goethe) ci aiuta a comprendere la terapia immaginativa.
In uno dei libri attribuiti ad Ippocrate è dedicato un intero capitolo alla relazione tra sogni e salute.
Le immagini presenti nella nostra psiche profonda, infatti, sono in relazione con la nostra salute.
Negli esseri umani corpo e mente sono intrecciati indissolubilmente.
Alcuni cenni storici
Nonostante la scarsa documentazione circa l’utilizzo della terapia immaginativa in Egitto, è interessante notare che la scrittura egiziana era caratterizzata da geroglifici (piccole immagini).
Il culto di Asklepios” (Esculapio), che in Grecia fu fiorente dal IV Secolo A.C. fino al IV/V Secolo D.C., fino all’avvento dei culti cristiani, includeva il lavoro immaginativo.
I templi di Esculapio
I templi di Epidauro, Cos e Pergamo, dedicati al Dio della salute Esculapio, erano veri e propri centri di medicina.
Il momento più importante del processo terapeutico era il rito di incubazione all’interno dell’Abaton, il luogo più sacro del tempio.
La terapia immaginativa
Secondo alcuni autori all’interno dell’Abaton venivano somministrate induzioni ipnotiche che producevano visioni terapeutiche.
Aristide: “fin dall’inizio il Dio mi ordinò di registrare i miei sogni e questo fu il primo dei suoi comandamenti”.
Spesso si trattava di sogni notturni, ma le parole di Aristide “in quelle condizioni mi parve come di sognare” sembrano far intendere a qualcos’altro.
Andromaca, regina di Epidauro, al termine di un trattamento per la cura della sua sterilità funzionale, sognò che un bambino la scoprisse e che il Dio Esculapio la toccasse con la mano; poco tempo dopo ebbe un figlio dal marito Arybbas.
Il potere delle visioni interne
Già nella antichità era chiaro che le immagini e le visioni dell’inconscio andavano colte nel loro valore simbolico.
Molto prima di Freud i terapeuti greci e di altre culture davano molta importanza alle elaborazioni di fantasie inconsce.
Il Dio Esculapio promuoveva pratiche intese a sviluppare e amplificare le fantasie interiori.
Tutti aspetti che vengono ripresi nella terapia immaginativa.
L’importanza del rilassamento profondo
Lo stato di coscienza nel quale si verificavano le visioni sembrava di ridotta vigilanza e coscienza.
Uno stato di sonno, o simile al sonno, che veniva promosso in modi diversi.
Tradizioni e traduzioni culturali
Metodi simili vengono da sempre utilizzati anche dai terapeuti delle culture marginali.
Nelle culture tribali si da molta importanza al sognare e alle visioni (es. cultura Senoi).
In Occidente
Francis Galton (1883) fu il primo a utilizzare il termine “imagerié mentale” per indicare “tutti quei metodi che facilitano nel paziente la visualizzazione di immagini mentali da riferire al terapeuta”.
Pierre Janet (1898) fu precursore con la sua “tecnica della sostituzione dell’immagine”, con la quale diede forma alla sua intuizione che “alla base di ogni disturbo mentale c’è una immagine fondamentale (patogena) che deve essere sostituita con un’altra priva di effetti patogeni”.
Ribot (1908) fu autore di uno dei primi saggi sulla immaginazione: egli centrò la sua attenzione sulla relazione tra immagini mentali e stati emotivi e tra immagini mentali e spinte all’azione.
Le leggi psicologiche
Dai suoi lavori Ribot distilla due leggi fondamentali: 1) “ogni immagine ha in sé un impulso motore” e 2) “l’immagine mentale tende a suscitare emozioni e condizioni fisiche ad essa corrispondenti”.
E’ assai probabile che Ribot abbia ispirato Freud nel consolidare la sua idea di sessualità.
Durante la fase REM si attiva la sessualità, aspetto che conferma la relazione tra sogno e impulsi.
Le sintesi di Roberto Assagioli
Assagioli riprende Ribot nella costruzione della mappa chiamata “Stella delle funzioni psicologiche”.
La relazione tra “funzione immaginativa” e “funzione impulso-desiderio” lo attesta.
Il sogno da svegli guidato
Tra il 1920 e il 1960 Robert Desoille mette a punto la tecnica chiamata “sogno da svegli guidato” che apre nuove vie all’indagine dei contenuti inconsci.
All’inizio Desoille utilizza questa tecnica per la diagnosi, ma poi si accorge degli effetti terapeutici e quindi inizia ad utilizzarla anche in psicoterapia.
Altri autori importanti
Penfield (1952) e Ahsen (1977) hanno dimostrato che le immagini mentali attivano i corrispondenti engrammi neuromotori, ovvero le tracce mnestiche di codifica delle esperienze.
Alfred Binet (1922) fu il primo a distinguere tra imagerié spontanea e volontaria.
Nachmansohn (1925) proporrà di far rivivere in stato ipnoide le scene dei sogni notturni con lo scopo di far emergere ulteriori dettagli immaginativi.
Stanislav Grof ha molto successo utilizzando le induzioni chimiche al fine di produrre stati di coscienza alterata, con l’obiettivo di agevolare la visualizzazione delle immagini.
Assagioli sceglierà le tecniche più dichiaratamente direttive: le tecniche ipnotiche e le visualizzazioni simboliche ai fini della cura sia del corpo che dell’anima.
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